Storia e principi del Blog.

Il blog è nato con l'idea di fare un diario interattivo tra alcuni amici con una grande passione per la bici e il suo mondo.
Dopo un anno in cui sono avvenuti molti cambiamenti abbiamo trovato un giusta direzione.
Il nostro è un blog aperto a coloro che amano il ciclismo
, le competizioni, l' agonismo, le passeggiate domenicali, i raid, la mtb e credono nell'amicizia dimostrandolo costantemente con i fatti.
Alcuni di noi vincono con la bici, tutti vinciamo nella vita con la passione e l'impegno, senza barare. Sappiamo accettare le sconfitte e con la forza del sorriso ripartiamo entusiasti per una nuova sfida.
Ecco i nostri racconti, i nostri pensieri, le nostre goliardie,le nostre gare, le nostre foto.
Il nostro giro d'Italia in bici è iniziato, le tappe fatte e quelle da fare sono molte, dal mare, alle Alpi.
Siamo partiti in pochi e con il tempo il gruppo si sta consolidando sempre di più.

Buona lettura a tutti.

Il ciclismo può causare problemi all’apparato genito-urinario?

Un blog come il nostro in forte espansione non poteva non avere la collaborazione di medici che come noi amano questo bellissimo sport, Stefano Bentivegna cardiologo già autore di molti testi chiari ed interessanti sul suo blog http://cardio-cure.blogspot.com/ ha accettato con molto entusiasmo di condividere i suoi articoli con noi, un benvenuto qui e un sentito ringraziamento da parte di tutti noi.
Ecco il suo primo articolo che tratta un argomento molto sentito dai ciclisti in età.

Il ciclismo può causare problemi all’apparato genito-urinario?
Per chi è abituale lettore di questo (e di analoghi) altri siti, il ciclismo è una passione.
Per far si che la propria passione possa essere portata avanti negli anni al meglio, oltre all’esperienza è indispensabile una buona dose di conoscenza, al fine di adeguare il numero di ore passate in sella all’età che avanza, evitando danni che ogni sport, se svolto in maniera sconsiderata, può provocare.
È noto, fin dalla pubblicazione nel 2001 di uno studio dell’associazione dei medici di base americani sulla pratica del ciclismo amatoriale, che la possibilità di traumi tra i ciclisti è elevata. Gli autori riportano 900 decessi, 23000 accessi in ospedale, 580000 visite al pronto soccorso e circa 1200000 appuntamenti con medici, in un anno. Se questi sono i dati americani, c’è da scommettere che quelli italiani, in proporzione alla popolazione, non siano tanto diversi.
Le tipologie di problemi si dividono in: quadri traumatici acuti (che qui non tratteremo) e patologie croniche particolarmente frequenti in chi pratica ciclismo a tutti i livelli. Nell’ambito di queste, tratteremo quella che è frequentemente fonte di preoccupazioni, magari tra i ciclisti non più giovanissimi: le problematiche del tratto genito-urinario, provocate (o aggravate, quando pre-esistenti) dal contatto prolungato con la sella.
Alcuni richiami di anatomia e fisiologia
Il nervo pudendo, che origina dal plesso sacrale, è sia sensitivo che motorio. Serve cioè a trasmettere tanto le sensazioni provenienti dai genitali, quanto a consentire la contrazione di alcuni muscoli del pavimento pelvico, come l’ischiocavernoso e il bulbocavernoso. Dopo essere emerso dalla pelvi (cioè il bacino, accompagnato nel suo decorso dalle arterie pudende), passa sotto l’osso pubico e raggiunge la base dello scroto, ove si divide in alcuni rami. Da tale descrizione anatomica è già possibile rendersi conto di quanto tale nervo sia soggetto a compressioni, più o meno prolungate a seconda del nostro tempo di permanenza in sella. In particolare, la pressione della punta della sella contro la sinfisi pubica, ulteriormente aggravata dalla posizione piegata in avanti, comporti uno schiacciamento del nervo pudendo contro il sovrastante osso pubico. Ovviamente maggiore è il tempo trascorso in sella, più aumenta il rischio che tale compressione del nervo possa tradursi in lesioni vere e proprie che tuttavia sono reversibili, sebbene nell’arco di mesi o addirittura anni.
Quali i sintomi?
Le conseguenze più frequentemente riportate in letteratura, come conseguenza di una prolungata compressione del nervo pudendo da contatto col sellino sono: la cosidetta “genital numbness”, cioè una ridotta sensibilità della zona genitale, nonchè un vero e proprio deficit dell’erezione.
In casi più rari possono verificarsi difficoltà a raggiungere l’orgasmo, alterata sensazione all’eiaculazione o alla defecazione, fino al vero e proprio dolore in sede perineale (cioè proprio dove appoggia la sella). Altri autori hanno riportato aumentata incidenza di prostatiti o difficoltà alla minzione. Questi due aspetti principali possono talvolta essere l’uno il preludio dell’altro, visto che la sensazione di ridotta sensibilità perineale può essere (ma non necessariamente) antecedente ad un vero e proprio deficit erettile, che è stato studiato in letteratura con maggiore dettaglio.
A tal proposito particolarmente importanti sono stati i risultati del MMAS (Massachussets Male Aging Study, anch’esso del 2001) che a differenza di tutti gli studi precedenti, centrati su popolazioni di ciclisti “tosti” (100-400 miglia/sett), ha valutato l’incidenza di deficit erettile in ciclisti amatoriali, cioè chi praticava da meno di 3 ore/sett a poco più di 3 ore/sett. I risultati sono stati in contrasto con quanto si sapeva fino ad allora, in quanto l’incidenza di deficit erettile nei non ciclisti, ciclisti “medi” e ciclisti “tosti” è stata rispettivamente del 21%, 11% e 17%. Quindi chi non pratica nessuno sport avrebbe (nel campione di popolazione studiato da tali autori) una maggiore probabilità di andare incontro a impotenza, nella terza età. Una moderata attività fisica sarebbe pertanto protettiva verso lo sviluppo di disturbi dell’erezione.
Tuttavia, la compressione del nervo non è l’unica causa di potenziali problemi. In riferimento a ridotta sensibilità della regione perineale e all’impotenza, anche una compressione arteriosa potrebbe essere rilevante, essendo noto che la perfusione del pene è alterata pedalando in posizione solita, mentre torna normale pedalando in posizione reclinata (in quanto non vi è compressione della regione perineale, ma si appoggia di più sulle natiche). In certi casi la riduzione dell’apporto di sangue arterioso misurata a livello delle arterie pudende ha raggiunto il 70%; in tali casi estremi è stato visto che anche la forma della sella ha la sua importanza, come evidenziato in uno studio del 2001 (ove si misurava il cambiamento della flussimetria arteriosa peniena a seconda dei vari tipi di sella, con dimostrazione di una leggera efficacia di selle anatomiche particolari, approvate dagli urologi).
Qual è la frequenza di tali disturbi? Ancora una volta i dati, se confrontati tra loro, non sono pienamente uniovoci, essendo l’incidenza (riportata in letteratura scientifica urologica) di problematiche urogenitali correlate al ciclismo variabile. La casistica di Sommer riporta iposensibilità della regione perineale nel 61% dei casi e un vero e proprio deficit erettile nel 24% dei casi fra coloro con allenamento superiore a 400 km/sett. Schwarzer invece, in un ampio studio condotto su 1786 ciclisti di club amatoriali, riporta “intorpidimento” genitale fino al 70% dei casi, con un deficit erettile che scende al 4%.

Cosa fare?
Le opzioni non sono molte. Dalla letteratura è emerso che la posizione di pedalata più verticale di una mountain bike favorirebbe di più la sindrome da compressione del nervo pudendo. È inoltre esperienza comune (confermata dai dati flussimetrici) che cambiare la sella (imbottitura più ampia e larghezza maggiore, con il “naso” assente o flessibile, o col buco centrale, etc) possa ridurre l’entità del problema. Va da sé che il sovrappeso favorisce lo schiacciamento del nervo, pertanto sarebbe auspicabile un calo ponderale. Non solo la forma, ma anche la corretta posizione della sella ha la sua importanza. Infatti un lieve abbassamento della punta e un livellamento della differenza tra altezza manubrio/sella dovrebbe migliorare le cose. Tuttavia, nei casi più compromessi, per evitare che il danno sia irreversibile, è necessario sospendere l’attività, aspettando i tempi di recupero, che possono variare soggettivamente.
Priapismo
Per quanto il priapismo (erezione prolungata, dolorosa e non correlata ad attività sessuale) non sia frequente tra i ciclisti, può rivelarsi un problema particolarmente delicato. Alla base vi sono gli stessi microtraumi vascolari ripetuti da prolungato contatto sella-perineo, che però in questo caso portano alla fine ad una fistola arterovenosa, cioè un’anomala comunicazione tra arteria e vena, rifornendo in tal modo i corpi cavernosi e mantenendo l’erezione per lungo tempo. Il rischio peggiore è la trombosi dei corpi cavernosi, con ristagno di sangue e formazione di coaguli, conducendo a persistente deficit erettile.
Infertilità
La Natura ha collocato i testicoli al di fuori del corpo affinchè rimangano ad una temperatura più bassa di quella fisiologica, con un muscolo apposito, il cremastere, che avvicina o allontana il sacco scrotale all’addome, mantenendo una certa termoregolazione. Ciò è essenziale al fine di garantire una buona fertilità, cioè spermatogenesi (produzione di una normale quantità di spermatozoi funzionanti). La pratica del ciclismo non è ideale, specie in chi ha già infertilità documentata (che può benissimo associarsi ad una normale funzione erettile). Esistono diverse segnalazioni in letteratura che il ciclismo non è lo sport ideale per chi dovesse soffrire di infertilità. L’elevata temperatura scrotale per lunghe ore e la compressione, entrambe le condizioni mantenute dall’abbigliamento tipico, non giova di certo.
Effetti ormonali dell’intenso allenamento
Per cause non del tutto chiare, vi è un’associazione tra intenso allenamento e modifiche nella concentrazione di ormoni sessuali e dello stress. A dire il vero gli studi non sono univoci, però più di una casistica ha documentato una riduzione dei livelli di testosterone dopo lunghi allenamenti, con concomitante incremento dei livelli di cortisolo, tipico ormone dello stress, prodotto dal corticosurrene.
Effetti sulla prostata
È noto che in coloro che praticano ciclismo il PSA (l’antigene prostatico specifico, primo marcatore di patologie prostatiche, a cominciare dal tumore) sia alterato, a causa dello schiacciamento della prostata per lunghe ore. Secondo molte segnalazioni in letteratura, sarebbero sufficienti anche qualche decina di minuti di cyclette al giorno per comportare elevati valori di PSA nel sangue. Gli studi sull’argomento non sono però univoci, esistendo risultati opposti (in sostanza nessuna particolare influenza del ciclismo sul PSA), tant’è che non vi è accordo unanime sulla sospensione dell’attività ciclistica prima di un ipotetico prelievo. Maggiori cautele potrebbero applicarsi in chi invece soffre o ha avuto un tumore prostatico, in tal caso è raccomandabile consultare il proprio urologo in merito a quanto tempo prima del prelievo si debba sospendere l’attività ciclistica, al fine di avere i risultati del PSA quanto più possibile reali.
A proposito di tumori, va segnalato che esiste una correlazione tra tumore testicolare (il seminoma, in particolare) e i microtraumi scrotali ripetuti; vi sarebbe pertanto un rischio aumentato nei ciclisti e nei fantini; ancora una volta però, i pochi dati esistenti in letteratura non hanno portato a conclusioni realmente valide e consigliabili a tutti.
Ematuria
L’ematuria (cioè l’emissione di piccole quantità di sangue con l’urina) è un fenomeno frequente in chi pratica sport con regolarità, di solito considerato benigno.
Conclusioni
Il contatto prolungato con la sella e conseguente compressione del nervo pudendo e delle arterie aumenta la probabilità di disturbi del tratto genito-urinario, in misura variabile da soggetto a soggetto. Nella maggior parte dei casi si tratta di eventi controllabili con la riduzione delle sessioni di allenamento, magari associate a modifica del supporto (sella che rispetta meglio l’anatomia maschile). Va da sè che, in caso di persistenza dei disturbi, sarà necessario affidarsi alle cure di uno specialista urologo.
Autore:
Stefano Bentivegna
http://cardio-cure.blogspot.com/

8 commenti:

  1. Molto interessante!!! Grazie Roberto, ne avevamo accennato proprio settimana scorsa.

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  2. Un benvenuto anche a Stefano. Siamo molto contenti che tu abbia deciso di entrare a fare parte del blog. E con immensa gioia che da oggi ti avremo con noi. Grazie per il tuo contributo e per la tua amicizia.

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  3. Complimenti per il tuo primo articolo.

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  4. Ancora grazie a Stefano per la sua partecipazione attiva al blog.

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  5. Salve mi chiamo Roberto e pratico il ciclosmo assiduamente percorrendo circa 12/13 mila km. anno con allenamenti e.gran fondo della durata di 9ore. Ho iniziato questa pratica nel 2005. Nel 1998 ero stato operato ad una stenosi uretrale per via endoscopica che nel corso degli anni si e' rilevata insufficente e di fatto il disturbo in una minzione molto lenta.e' ricominciata anche prima del 2005. Recentemente mi sono convinto a risolvere il problema e a seguito di alcune visite mi sono operato di nuovo questa volta in uretro plastica intervento molto piu invasivo ma risolutivo quasi al 100%. Ora il problema e' che nessumo mi sa dire nulla riguardo i tempi di recupero prima di riprendere ad.andare in bici. il chirurgo che.mi ha operato non praticando il ciclcismo e jon conoscendo le selle che ci sono ora in commercio mi ha detto addirittura che forse non potro piu andare in bici o semmai modeearamente. qualcuno sa aijtarmi????

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  6. quando si parla di stenosi uretrale... http://goo.gl/c3HaHi

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Grazie per aver commentato.
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